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L’Artista del Mese di NOVEMBRE de IL QUADRO DEL DIRITTO è ANNALISA FILIPPI – 12 mesi/ 12 artisti / 36 opere/ 3 sedi espositive – da un’idea di Carlo Chelodi

Le opere dell'Artista   hanno ispirato una breve riflessione giuridica   a cura della Dott.ssa Donatella Solinas.

"Stimolata dalla bellezza dei quadri dell'artista Annalisa Filippi, dovendo commentarli nell'ambito di una sintesi che richiami anche il diritto, mi viene spontaneo il riferimento ai due interessanti ed originalissimi libri di Umberto Eco, intitolati: “Storia della Bellezza” e “Storia della bruttezza”, caratterizzati anche da un ricco repertorio iconografico.
Dalla lettura di tali opere si ricava che il concetto di bellezza non si rinviene nel solo aspetto estetico-artistico ma anche nella natura, nei fiori, negli animali, nei rapporti matematici, nella musica, nella luce, nel buio, nell'abbigliamento, nei gioielli, in Dio e nel Diavolo.  
In ogni caso, il concetto di bellezza, pur mutevole e condizionato dai valori umanistici, filosofici, psicologici delle varie culture ed epoche storiche, implica il richiamo, nei vari settori, artistici, naturalistici e scientifici, alla armonia delle forme, dei rapporti o alle sensazioni di serenità ed appagamento emotivo suscitate, per quanto riguarda ad esempio il campo artistico, dall'osservazione di un'opera d'arte.

Il concetto di bruttezza, non delimitabile semplicisticamente, per le plurime sue sfaccettature ad un concetto opposto a quello della bellezza, viene generalmente ricollegato alle difformità rivoltanti, allo sfiguramento, alla follia, alle presenze perturbanti, agli abissi oscuri, a ciò che viene percepito come meschino, debole, vile, banale, casuale, arbitrario, rozzo, ripugnante, goffo, orrendo, insulso, nauseante, criminoso, spettrale, satanico, repellente, sgradevole, grottesco, abominevole, odioso, indecente, immondo, spaventoso, abbietto, spiacevole
(si tratta tuttavia di un concetto relativo, in quanto, ad esempio il primo editore straniero che ha esaminato l’opera di Eco sulla Storia della Bruttezza ha esclamato: "Come è bella la bruttezza"; si pensi, poi, anche alla bruttezza mostruosa ma amabile del noto personaggio ET).

Nella musica la bruttezza veniva individuata nelle dissonanze, tra le quali, esempio classico di "brutto musicale" è stato per secoli l'intervallo di quarta aumentata o eccedente, come per esempio il do-fa diesis, che il medioevo definiva "diabolus in musica". Prendendo lo spunto dalle plurime sfaccettature attraverso le quali vengono definiti i concetti di “Bellezza” e Bruttezza”, si può affermare, a mio parere, che tali concetti di bellezza e bruttezza, per la loro universalità, siano applicabili in senso lato anche al diritto ed alla produzione giuridica, in una prospettiva evocativa di una sorta di "bruttezza" metaforica, connessa, ad esempio, all'attuale panorama, pericolosamente confuso, incoerente, disordinato e lacunoso delle fonti del diritto ed allo spesso conflittuale policentrismo normativo dei legislatori ed interpretativo delle Corti di giustizia nazionali ed europee che portano, complessivamente, ad una pericolosa e disorientante incertezza del diritto e dei diritti, i cui contorni specifici spesso anche il giurista professionista fatica a delineare in concreto.

D’altra parte, il positivo ed universale concetto di "bellezza" metaforica del diritto può ricollegarsi alla considerazione del diritto stesso quale strumento sociale, culturale e politico irrinunciabile, in quanto implicante, comunque e nonostante i problemi sopra accennati, il costante, oggettivo e percepibile, progresso evolutivo dell'umanità, nel percorso inarrestabile, diretto al riconoscimento ed alla tutela sempre più capillare e radicata dei diritti civili e politici dei cittadini, senza distinzione di razza, sesso, religione, come richiamati dalla nostra stessa Costituzione. Rimanendo, quindi, in un contesto riferito alla "bellezza", mi pare possibile un ulteriore raffronto tra le pregevoli opere di Annalisa Filippi ed il diritto, nel senso che noto che l'artista si esprime attraverso uno stile figurativo che tende all'astratto e che, pertanto, rappresenta il tangibile percorso evolutivo della pittrice professionista, la quale riesce ad esprimere, attraverso immagini dipinte con abilità, sensibilità ed esperienza tecnica, la sua interpretazione della vita, tra luci ed ombre, emozioni e sentimenti, che si sprigionano dai colori e dalle forme, fluidi e sempre differenti, di ogni suo quadro; come è noto, la capacità di un artista di pervenire dal figurativo alla forma astratta rappresenta, come per il musicista esperto che si evolve verso il jazz, la maturità, che si sviluppa nella capacità di allenare la fantasia trovando il modo di esprimere la realtà di ogni istante, concentrandola, in maniera originale, in una dimensione apparentemente estranea alla materia, elevandosi rispetto ad una visione delle cose limitata al particolare, per cogliere, in maniera più completa, profonda e sfaccettata, la ricchezza degli infiniti aspetti dell'animo umano in relazione all'universo;

in definitiva, il concetto di "astratto", in ambito artistico, non viene generalmente interpretato in termini di infantile o istintiva semplificazione delle figure e della riproduzione degli oggetti reali ma, appunto, viene ricollegato alla capacità dell'artista di proporre, in una mirabile sintesi, una elaborazione sofisticata della realtà sottostante, viva e concreta. E ciò è quanto accade, parallelamente, nel diritto; ed infatti le norme, che al giovane che ne intraprende lo studio, appaiono, al primo approccio, "aride ed astratte" ed apparentemente avulse dalla vita concreta nell'impostazione teorica come prospettata nei classici libri di testo universitari e nei codici, nella successiva e più matura fase professionale, implicante la loro applicazione ai casi reali, perdono il loro carattere di apparente arida astrattezza per rivelare invece le infinite sfaccettature e potenzialità interpretative, derivanti dalla loro costruzione letterale e persino dalla collocazione della punteggiatura, con immediati e spesso significativi ed imprevedibili effetti concreti nella disciplina e regolamentazione delle azioni e delle vicende umane.

Va, allora, detto che il quadro del diritto è la legge, una ciambella con il buco ed il giudice spazia con la discrezionalità, ma non oltre il perimetro della ciambella, in quanto, come recita la nostra Costituzione, il giudice è soggetto soltanto alla legge;

invece l'artista, in questo caso pittore, non ha limiti ed infatti, la cornice del quadro, quando c'è, è successiva alla creazione dell'opera, che quindi è e rimane libera, così come, infatti, appaiono, nella loro suggestività, i tanti dipinti dell’artista Annalisa Filippi, alcuni dei quali evocanti l’immagine di un silenzioso ed armonioso volo alato, in uno spazio ipoteticamente infinito e quindi del tutto libero, anche in senso metaforico. 
Un ulteriore collegamento da evidenziare tra i dipinti di Annalisa e di diritto è rappresentato dal fatto che i soggetti "teste pensanti" riprodotti nei suoi quadri evocano anche la pausa, la riflessione, il raccoglimento e il senso di solitudine che spesso precedono una azione coraggiosa, determinata e vincente e tali sensazioni sono tutt'altro che estranee al giurista, all’avvocato ed al magistrato, i quali vivono quotidianamente situazioni e stati d'animo analoghi, soprattutto quando, travolti dall'incessante e disordinato proliferare normativo, si sforzano di trovare un'interpretazione accettabile che consenta di sfuggire alle conseguenze talvolta, in concreto, inique o paradossali, derivanti da una applicazione letterale o troppo formale di leggi a volte frettolosamente pubblicate, senza adeguata meditazione. 
E così, le opere della Filippi, appese alle pareti, intorno a noi, diffondono l’aura creativa e stimolante dell'artista, penetrando e stimolando positivamente, in questo momento, lo spirito di tutti noi presenti ed in futuro di coloro che avranno occasione di ammirarle, frequentando gli ambienti all'interno dei quali i quadri di Annalisa verranno esposti, infondendo in chi si soffermerà ad ammirarli una preziosa energia positiva, serenità ed appaganti sensazioni di pienezza e sentimento, simili a quelle che io stessa sto vivendo stasera, in questa originale occasione e a quelle che ho recentemente sperimentato, durante un corso di aggiornamento giuridico svoltosi a Napoli, nei magnifici saloni affrescati di Castel Capuano, all'interno dei quali i concetti giuridici risuonavano nell'aria, attraverso parole che si diffondevano oltre che tra il pubblico di avvocati, professori e magistrati, anche tra i tanti personaggi storici, rappresentati nei bellissimi e suggestivi dipinti e sculture che ci circondavano, come testimoni antichi, componendo la cornice preziosa e unica di un quadro, all'interno del quale stava, appunto, il diritto.

Isera 4 novembre 2017
      Donatella Solinas